Sismicità e pericolosità
La Basilicata è caratterizzata da una notevole attività sismica. I terremoti più forti, di magnitudo superiore a 6, si sono verificati nell'area del Vulture (1851), in Irpinia (1694, 1930, 1980) e lungo l'appennino lucano (1561, 1826, 1857) fino al Lagonegrese (1831, 1836)(1). Tale sismicità è storicamente documentata in varie opere e cataloghi nazionali ed internazionali.
Tra gli eventi sismici più distruttivi che hanno colpito la penisola italiana, ancora oggi vi è traccia nella memoria collettiva del terremoto del 16 dicembre 1857 (X-XI grado Mercalli, magnitudo 7.0) che colpì una vasta area dell'Appennino meridionale, fra Campania e Basilicata, e in particolare la Val d'Agri. Moltissime località delle provincie di Potenza e Salerno subirono gravi danni, crolli e vittime(2).
Questo terremoto, oltre ad essere ricordato per i suoi effetti distruttivi, ha segnato un passo fondamentale per la nascita della moderna sismologia. Infatti, gli effetti del terremoto furono studiati e riportati nel volume "The great Neapolitan earthquake of 1857" (London,1863)(3) dall'ingegnere inglese Robert Mallet che valutò questo evento tra i più importanti per vastità e gravità in Europa (per l'epoca).
Figura 1 - Distribuzione storica dei terremoti in Basilicata (rielaborazione tratta da "Terremoto, io non rischio – Potenza, una storia sismica ininterrotta", Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).
(1) Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – "Terremoto, io non rischio – Potenza, una storia sismica ininterrotta".
(2) Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Database of individual seismogenic source. DISS version 3.http://diss.rm.ingv.it/diss/User Manual-ActiveFault.html. 20/06/2012.
(3) Mallet R., "The great Neapolitan earthquake of 1857", in The First Principles of Observational Seismology, Chapman and Hall, London, 1862.