Inquadramento pedologico
Nell'area dell'Alta Val d'Agri sono rappresentate 5 delle 15 province pedologiche individuate per la regione Basilicata e descritte nelle Note Illustrative alla Carta pedologica della Regione Basilicata in scala 1:250000, da cui sono state tratte buona parte delle informazioni fornite nella presente sezione, e a cui si rimanda per ulteriori approfondimenti(1). Le province pedologiche sono definite seguendo la metodologia proposta dal Ministero delle Politiche Agricole(2) (3) (4) e sono localizzate geograficamente secondo quanto di seguito riportato.
Provincia pedologica 1 - Suoli dell'alta montagna calcarea (settore settentrionale dei Monti della Maddalena, Monte Calvelluzzo, Monte Volturino, Il Monte di Viggiano, Monte S.Enoc, Monte Caldarosa, Monte Sirino).
Provincia pedologica 2 - Suoli dei rilievi interni occidentali (settore meridionale dei Monti della Maddalena, Viggiano).
Provincia pedologica 5 - Suoli dell'alta montagna arenaceo-marnosa (Monte dell'Agresto).
Provincia pedologica 6 - Suoli dei rilievi centrali a morfologia aspra (Spinoso, agro di Montemurro, valle del torrente Casale).
Provincia pedologica 8 - Suoli delle conche fluvio-lacustri e piane alluvionali interne (aree di fondovalle e versanti del Pertusillo).
Aree montuose (province pedologiche 1-2-5-6)(1)
I suoli delle aree sommitali dei rilievi montuosi che delimitano l'Alta Val d'Agri (Monti della Maddalena, Monte Sirino, Monte Calvelluzzo, Monte Volturino, Il Monte di Viaggiano, etc.) hanno un substrato costituito prevalentemente da rocce carbonatiche (calcareniti, calcari dolomitici, calcari oolitici) e, subordinatamente, da marne silicifere, marne argillose e arenarie quarzoso-micacee.
Gli affioramenti rocciosi carbonatici, in particolare, sono molto frequenti e talora preponderanti rispetto alla copertura pedologica, che si origina dalla alterazione chimico-fisica di tali rocce con formazione di materiali argillosi. Gli orizzonti superficiali presentano spesso una colorazione molto scura, per il forte arricchimento in sostanza organica.

Figura 6 - Un tipico paesaggio delle aree montuose a litologia prevalentemente calcarea.
A causa delle pendenze in genere significative, l'erosione non consente la formazione di suoli molto profondi, ad eccezione dei pianori sub-pianeggianti posti alle quote più elevate.
Laddove prevalgono litologie miste a carattere torbiditico, si ritrovano suoli in prevalenza sottili o moderatamente profondi, a moderata differenziazione per brunificazione e rimozione dei carbonati, spesso completa negli orizzonti superficiali. Prevalgono i colori bruni o bruno-giallastri, e la tessitura presenta una certa variabilità a causa dell'alternanza di strati a differente litologia.
In alcune aree montuose caratterizzate dalla presenza di marne e scisti silicei (prevalentemente nei territori di Marsico Nuovo, Tramutola e Moliterno) la componente organica è meno significativa e prevalgono tessiture fini.
Le aree montuose sono prevalentemente coperte da boschi. La fascia fitoclimatica è quella del faggio che, alle quote più basse, si trova consociato al cerro.
Sul Monte Sirino sono presenti praterie d'altitudine interessate da pascoli primari posti al di sopra del limite superiore della vegetazione forestale. Su tali pascoli si rinvengono alcuni endemismi (Astragalus syrinicus e Vicia Sirinica) e relitti glaciali rappresentati da circa 50 specie vegetali migrate verso sud durante le glaciazioni quaternarie (colchico alpino, fienarola delle Alpi, lino alpino, etc.).
A quote più basse, la vegetazione forestale è costituita da boschi di latifoglie decidue, con presenza di faggete solo in corrispondenza delle esposizioni più fresche. La vegetazione arbustiva è invece costituita, in prevalenza, da ginestre e cespugli spinosi.
L'attività agricola, rappresentata quasi unicamente da coltivazioni di foraggere, è estremamente ridotta e limitata alle zone meno acclivi.
In corrispondenza del limite inferiore dell'Alta Val d'Agri, sui rilievi collinari e di bassa montagna nei territori di Montemurro e Spinoso, si ritrovano suoli a profilo moderatamente differenziato per brunificazione, rimozione o ridistribuzione dei carbonati, talora melanizzazione.
Il substrato è costituito da rocce sedimentarie terziarie flyschoidi costituite da alternanze di arenarie con marne e argille riconducibili alle formazioni del Flysch di Gorgoglione e del Flysch di Albidona.

Figura 7 - Paesaggio agricolo tipico delle campagne di Montemurro.
Sul rilievo dell'Agresto, in un'area caratterizzata da boschi di latifoglie e pascoli e da sporadiche aree agricole, sono presenti suoli tipici delle aree caratterizzate da morfologie aspre e creste frastagliate (tipo Dolomiti Lucane), ovvero con abbondante pietrosità e scarsamente evoluti, a causa dei fenomeni erosivi generalmente accentuati.
Aree di fondovalle e di conoide (provincia pedologica 8)(1)
Le aree di fondovalle dell'Alta Val d'Agri, pianeggianti o sub-pianeggianti, sono caratterizzate da suoli a moderata differenziazione. Il substrato è costituito da depositi alluvionali recenti, prevalentemente sabbioso-argillosi.
Questi suoli sono coltivati prevalentemente a seminativi, asciutti e irrigui, erbai e colture orticole. Subordinatamente, sono anche presenti seminativi arborati e coltivi abbandonati.

Figura 8 - Il fondovalle dell'Alta Val d'Agri nei pressi di Tramutola. Sullo sfondo, il rilievo calcareo del Monticello.
A quote più elevate rispetto al fondovalle, sulle antiche conoidi di deiezione incise e caratterizzate da superfici pianeggianti delimitate da profonde incisioni, si ritrovano suoli da moderatamente a marcatamente evoluti, prevalentemente per rimozione dei carbonati e brunificazione. In tali zone, il substrato è costituito da terreni prevalentemente sabbiosi e argillosi di origine lacustre.
Nelle aree di fondovalle lo sviluppo di ordinamenti colturali basati su un'agricoltura di tipo intensivo è stato possibile grazie alla notevole disponibilità di acqua, che ha consentito l'introduzione di pratiche irrigue, mentre le principali limitazioni agronomiche sono legate al fattore climatico e, in particolare, a quello termico.
Tra le specie erbacee, la più importante è rappresentata dal fagiolo, che ha ottenuto il riconoscimento IGP "Fagiolo di Sarconi". Ad esso si sono affiancate negli ultimi anni le coltivazioni di asparagi, finocchi, meloni, peperoni, pomodori.
Tra le colture arboree, le più importanti sono la vite, con il riconoscimento DOC "Terre dell'Alta Val d'Agri", il melo e il pero.
La vegetazione naturale è quasi completamente scomparsa, a causa della messa a coltura delle superfici. Permangono ancora residui di foresta planiziale a latifoglie decidue (roverella, cerro, frassino) e vegetazione ripariale arborea ed arbustiva lungo i corsi d'acqua (salice, olmo, etc.). Nei dintorni dell'invaso del Pertusillo è presente vegetazione tipica dei laghi eutrofici naturali.
(1) Regione Basilicata, Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana, Ufficio Risorse Naturali in Agricoltura (2006). I suoli della Basilicata. Carta pedologica della Regione Basilicata in scala 1:250.000. Note illustrative.
(2) Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (2000). Criteri per la realizzazione dei suoli d'Italia in scala 1:250000. Progetto "Metodologie pedologiche: definizione di criteri e specifiche per la realizzazione, conservazione, aggiornamento e consultazione della carta dei suoli d'Italia in scala 1:250000". Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo, Firenze.
(3) Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (2001). Criteri per la definizione delle unità tipologiche di suolo (UTS). Progetto "Metodologie pedologiche: definizione di criteri e specifiche per la realizzazione, conservazione, aggiornamento e consultazione della carta dei suoli d'Italia in scala 1:250000". Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo, Firenze.
(4) Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (2002). Definizione di criteri e specifiche per la realizzazione, conservazione, aggiornamento e consultazione della carta dei suoli d'Italia in scala 1:250000. Progetto "Metodologie pedologiche". A cura di: Costantini E.A.C., Napoli R., Gardin L.. Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo, Firenze.